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Prezzi Diamanti: Storia e analisi dei prezzi oggi

Il diamante è da sempre considerato la pietra più rara e preziosa, la più ricercata in commercio ed utilizzata in ogni parte del mondo. Sono diversi i motivi che possono portare una persona ad effettuare questo tipo di acquisto. Indossare un anello impreziosito con dei diamanti non significa solo possedere una pietra sfarzosa e simbolo di lusso e ricchezza, ma significa anche aver effettuato un investimento sicuro e a lungo termine: al giorno d’oggi, ciò che lo rende un bene così ambito dagli investitori è il suo valore, non solo molto stabile e poco soggetto ad inaspettate oscillazioni, ma addirittura in crescita costante.

Per questo motivo, si parla di ‘bene rifugio’, facendo riferimento al suo valore intrinseco, che si mantiene anche in caso di eventuali periodi di instabilità dei mercati o aumento dell’inflazione.

 

Il diamante nella storia antica

Il diamante è da sempre il protagonista di numerose leggende e si pensa sia conosciuto già in Oriente dal 3000 a.C., in particolare lungo i tre fiumi principali indiani del Penner, Krishna e Godavari. Simbolismo e spiritualismo sono i principali significati che vengono attribuiti al diamante: uno scudo che protegge dal male e che dona forza al portatore. In Occidente, invece, fece la sua comparsa molto più tardi, intorno al I secolo d.C., attraverso le rotte commerciali che collegavano l’Asia all’Impero Romano. Tuttavia, per diversi secoli il diamante rimase un bene rarissimo, appannaggio esclusivo di re e imperatori, spesso utilizzato come talismano o come elemento decorativo nelle corone e nei gioielli sacri.

 

Il diamante e le prime estrazioni moderne

Durante l’era moderna, l’esploratore francese Jean Baptiste Tavernier raggiunse la miniera di Golconda, in un viaggio durato circa cinque anni e terminato nel 1643. La miniera è famosa per aver prodotto alcuni dei diamanti più famosi della storia e la pubblicazione delle scoperte dell’esploratore una volta tornato in madre patria fu una delle principali fonti di informazioni sui diamanti in Europa. Da questo momento, le Repubbliche Marinare di Genova e Venezia diventarono grosse importatrici di diamanti, aprendo le porte ad un commercio destinato ad intensificarsi sempre di più. In questo periodo, il diamante diventò un accessorio simbolo delle élite europee, non solo per la sua bellezza e rarità, ma anche per il prestigio sociale che conferiva a chi lo possedeva.

Il 1700 fu l’anno in cui l’estrazione iniziò a rallentare lungo tutta l’Asia, ma trovò presto un’accelerazione nel 1725 con il primo giacimento brasiliano, vicino il fiume Jequitinhonha. Circa un secolo dopo, nel 1886, una bambina trovò per le mani un diamante dal peso di 83,50 carati da grezzo: lo stupore non fece altro che intensificare le estrazioni nell’aria, portando di nuovo in auge la caccia al diamante. un’altra scoperta fondamentale segnò la storia del diamante: in Sudafrica, sulle rive del fiume Orange, fu ritrovato un diamante da 21 carati che diede il via alla grande corsa all’estrazione nel continente africano. A partire da questa data, l’industria del diamante si trasformò radicalmente con la nascita delle prime grandi compagnie minerarie, come la celebre De Beers. Infine, nel 1892 vennero poi scoperte nuove fonti in Botswana, poi in Australia e in Canada, segnando una distribuzione globale dei giacimenti e ampliando significativamente la disponibilità della pietra. L’evoluzione della tecnologia di taglio e classificazione rese il diamante sempre più accessibile, pur mantenendo intatto il suo fascino leggendario.

 

La storia dei prezzi

La storia del prezzo dei diamanti presenta delle particolarità che lo distinguono dalle altre pietre preziose. Il diamante si colloca alla prima posizione più alta nella scala di Mohs: è il materiale naturale più duro di tutti, più simbolico e più bello. Qualità che, se da un lato hanno contribuito al suo fascino eterno, dall’altro hanno reso necessario un controllo ferreo della sua offerta per mantenere alta la percezione del suo valore. Cecil Rhodes quando fondò la De Beers in Sud Africa nel 1888 aveva già ben compreso queste dinamiche. Attraverso l’acquisizione sistematica delle miniere locali e la gestione centralizzata delle vendite, riuscì in pochi anni a costruire un monopolio senza precedenti, controllando il 100% della produzione in Sud Africa e circa il 90% di quella globale. La De Beers non vendeva i diamanti che estraeva, ma decideva principalmente quanti immetterne sul mercato, trattenendo di conseguenza le eccedenze per mantenere alti i prezzi. Questo meccanismo fu alla base di un mercato artificiosamente regolato per oltre un secolo.

I prezzi dei diamanti durante l’era moderna

Con questo controllo sulla produzione, la De Beers fu in grado di determinare per anni i prezzi delle rarissime pietre, influenzando anche la percezione culturale del diamante come bene eterno e desiderabile. Per preservare questo equilibrio, l’azienda iniziò ad acquistare rifornimenti anche da altri paesi produttori, come Russia (all’epoca URSS), Australia e Canada, integrandoli nel proprio sistema di distribuzione centralizzata attraverso accordi di esclusiva o acquisti diretti. Con il crollo dell’URSS il mercato si frammentò, con i produttori russi che iniziarono a vendere i diamanti superando la mediazione della De Beers. Le neonate miniere di Argyle in Australia e di Diavik in Canada fecero lo stesso e optarono fin da subito per una distribuzione indipendente. e l’ingresso delle reali forze di mercato nella determinazione del prezzo dei diamanti. Da un sistema chiuso e centralizzato, si passò a un mercato più trasparente e competitivo, dove la legge della domanda e dell’offerta ha cominciato a giocare un ruolo determinante.

Oggi, anche se De Beers rimane un attore di primo piano, non ha più il controllo assoluto sul settore. Le nuove realtà estrattive, l’espansione dell’industria dei diamanti sintetici, e la crescente consapevolezza dei consumatori su temi etici e ambientali hanno contribuito a rendere il mercato più dinamico, diversificato e accessibile rispetto al passato. Con l’implementazione della machine learning nelle analisi predittive del mercato, si possono individuare degli schemi invisibili all’occhio umano, contribuendo a una maggiore stabilità nel mercato e a strategie di investimento più consapevoli. In futuro, l’intelligenza artificiale potrebbe persino integrare fattori geopolitici, ambientali e tecnologici, offrendo proiezioni sempre più precise e tempestive, cercando d’impedire cosa ha tanto afflitto l’era moderna.

 

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